C'erano una volta le parole, segni incantati e incantatori che, messi
insieme, danno forma, colore, sostanza e valore ai nostri pensieri. Non
che ora non ci siano più, le parole: ci sono ancora ma, sembra, abbiano
perso un po' della loro importanza, ogni giorno sempre più dimenticate,
accorciate, accartocciate, troncate, uniformate, maltrattate. Diventano
sbiadite e atone, perdono la bellezza dei loro suoni e la vivacità dei
loro colori.
O forse stanno nascoste e non riescono a uscire.
"
Siamo quello che scriviamo" afferma
Elisabetta Bucciarelli nel suo ultimo libro
Scrivo quindi sono, "
rendercene conto a volta è una scoperta, altre un piccolo stupore, altre ancora potrebbe generare uno spavento"
Ma se le parole sono così importanti, per vivere e raccontarsi, non sarebbe bello recuperarle e imparare nuovamente ad usarle?
Per scoprire come, vi aspettiamo
Sabato 22 Marzo dalle ore 17.30
Via Vittorio Emanuele II - Angolo via Aliprandi, Monza
per un aperitivo in compagnia di Elisabetta Bucciarelli
che presenterà il suo libro "Scrivo dunque sono "(Ed. Ponte alle Grazie)
e ci guiderà a trovare le parole giuste.
Sul libro
«Siamo quello che scriviamo»: per questo è necessario trovare le parole giuste per raccontarsi. Per lo stesso motivo un corso di scrittura può fornire non solo gli attrezzi del mestiere di narratore, ma anche e soprattutto gli strumenti per raccontare e scoprire se stessi.
Dietro le scelte tecniche e stilistiche, dall’uso dei tempi verbali alle figure retoriche o alla punteggiatura, c’è sempre una ricerca interiore, un tentativo di mettere ordine e fare chiarezza nel proprio tragitto personale. In fondo, «
scrivere è dipingere il proprio autoritratto con le parole».
Gli esercizi che l’autrice propone nei suoi corsi di scrittura e riportati in queste pagine, oltre a nutrire le nostre eventuali ambizioni letterarie, possono aiutarci a ricostruire un’immagine coerente di noi stessi, che può sorprenderci o perfino spaventarci. Scrivere è anche un modo di appropriarsi del mondo che ci circonda, di trovare la giusta distanza e la prospettiva migliore sulle cose e sulla nostra posizione nel palcoscenico della vita: ambienti, personaggi, descrizioni si muovono tra le pagine dando forma a un microcosmo autonomo e vitale. La
scrittura è inoltre un modo per curare e curarsi: nelle lettere, quando cerchiamo di sanare un conflitto, e nei diari, una vera e propria forma di autoterapia, in cui possiamo esplorare noi stessi, rimarginare una ferita dell’anima, conservare il nostro vissuto. Al confine tra creatività e indagine psicologica, analisi linguistica e ricerca di un equilibrio interiore, Elisabetta Bucciarelli racconta una passione che non ha mai fine e che ogni volta si rinnova di fronte alla pagina bianca: «
La scrittura è un costante stato d’innamoramento».
(fonte: Ufficio Stampa Ponte alle Grazie)
Sull'Autrice
Premio Scerbanenco 2011 per il miglior romanzo noir italiano al libro Ti voglio credere (Kowalski-Coloradonoir), Premio Franco Fedeli 2010 per Io ti perdono (KowalskiColoradonoir), Elisabetta Bucciarelli vive e lavora a Milano. Di formazione teatrale presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, ha firmato testi di stampo marcatamente sociale, tra cui Tempo da buttare e Amati Matti. Ha partecipato alla scrittura collettiva del corto Fame chimica e ha scritto soggetto e sceneggiatura di Liberi tutti. Ha collaborato con RaistaArt per una serie di corti noir ambientati nel mondo dell’arte. Tra i suoi
romanzi Happy Hour (Mursia), che inaugura la serie dell’ispettrice Maria Dolores Vergani, Corpi di scarto (Edizioni Ambiente), un noir di ecomafia, accolto con grandi consensi dal pubblico e dalla critica e Dritto al cuore (Edizioni e/o). È autrice dell’Etica del parcheggio abusivo (Feltrinelli), che inaugura la serie di audiodrammi «AutoreVole» di Salani Editore.
Elisabetta collabora con alcune testate giornalistiche italiane e straniere, occupandosi di filosofia, arte, libri e manie. I suoi testi sono tradotti in Germania, Francia e Spagna.
(fonte: Ufficio Stampa Ponte alle Grazie)
Ingresso libero